Mostra dell’artista Daria Moseeva

Con grande piacere abbiamo ospitato nel salone dell’Istituto la mostra dell’artista ucraina Daria Moseeva che è stata inaugurata il 7 marzo.

Daria amava disegnare fin dalla prima infanzia e, al momento opportuno, è entrata nella facoltà di pittura ad Odessa. I suoi attuali lavori seguono lo stile del realismo e della grafica, attraverso la sperimentazione di diversi materiali tra cui l’acquerello e l’acrilico. Dal 2019 al 2022 è stata impegnata nella creazione di “Carte dei Tarocchi” per un’azienda ucraina e tre mazzi da lei disegnati sono stati stampati e venduti in tutto il  mondo.

L’8 marzo 2022, a causa della guerra con la Russia, è stata costretta a lasciare l’Ucraina ed è fuggita con la sua famiglia verso l’Italia dove è stata accolta da Domus onlus.

Attraverso i suoi quadri l’artista intende esprimere le sue emozioni, i suoi sentimenti e la continua correlazione tra la vita e la morte. Con la serie “Flowers”, dove campeggiano fiori colorati e leggeri, intende invece rappresentare la rinascita, la vita e la tenerezza, virtù importantissima per Daria. Negli anni, infatti, l’artista ha scoperto quanto la sua creatività fosse importante per lei, non unicamente come lavoro, ma come supporto psicologico: “…Mia figlia, la più piccola, è autistica. Non è stato facile per me far fronte a questa diagnosi… Come ogni genitore che ama suo figlio, ero molto preoccupata, ma il disegno e la pittura sono stati un grande aiuto: mi danno forza, energia e mi aiutano a crescere come persona. Penso che l’arte per ognuno di noi possa diventare un sostegno in situazioni di vita difficili, per guardarsi dentro e capire gli altri”.

Nella speranza che questa sua prima mostra personale possa darle la spinta per un brillante futuro, siamo felici di averla conosciuta, di averla avuta ospite nei locali dell’Istituto e che molte sue opere siano state vendute al folto pubblico che nei giorni di apertura ha visitato la mostra. Anche questa è accoglienza.

foto di Stefano Serra di joyphotographers Torino e di Michele Petrino